Corriere Dell'Umbria, 12 settembre 2010- by Maria Moroni

 

Le Olimpiadi di Roma ’60, quei Giochi magici per la boxe italiana con le tre medaglie d’oro di Benvenuti, De Piccoli e Musso, tre d’argento di Zamparini, Lopopolo e Bossi, un bronzo di Saraudi, primi nel medagliere, un'impresa mai realizzata, mai più centrata nelle edizioni successive,

vengono raccontate da Dario Torromeo nel suo sesto libro dal titolo “L´oro dei gladiatori, Roma 1960, La magica Olimpiade della boxe italiana (EditVallardi, 160 pagine, 15 euro.) ” .

Giornalista da 40 anni del Corriere dello Sport con una lunga carriera tutta dedicata allo sport, ha presentato il suo libro ieri a Santa Maria degli Angeli in occasione della sfida fra Usa e Italia di Boxe, che così ha voluto ricordare il dolore per le morti dell’11 settembre del 2001.

Chi sono i gladiatori ?

“I gladiatori sono i protagonisti dell’ Olimpiade romana, quella del 1960.

Sono degli sportivi- sottolinea Torromeo- che mettono in gioco se stessi nella speranza di trovare con il pugilato la propria realizzazione.

Sono dei veri e propri gladiatori perché vogliono arrivare tramite sacrifici, dedizione, senza cercare delle scorciatoie.

Ogni giorno alzano la soglia dei propri sacrifici.

Parlando di gladiatori non potevo non raccontare le storie di  Paolo Curcetti, Luigi Napoleoni, Piero Brandi, Giulio Saraudi e Primo Zamparini, un guerriero coraggioso.

A completare il quadro la classe e lo stile di Carmelo Bossi.

Inoltre c’è nel libro anche la storia di un personaggio unico nello sport mondiale, all’epoca si chiamava ancora Cassius Clay e si presentava al Mondo proprio alla Olimpiade romana.

Parlo di lui e di come ha cambiato per sempre lo sport del pugilato.”

Che cos’è per lei il pugilato?

 “Per me la boxe non è uno sport come gli altri perché sul ring metti in gioco tutte le componenti dell’ uomo: la psicologia, l’esperienza, la capacità di improvvisare, la personalità, la forza fisica, la voglia di arrivare e ovviamente il proprio talento.

Un pugile quando sale sul ring non ha paura fisica, ma piuttosto quello che lo spaventa è la paura della sconfitta perché potrebbe significare tornare indietro dopo tanti sacrifici.”