(softair) IL MINISTRO BRUNETTA ALLA FESTA DEI "CANIRABBIOSI"

Corriere Dell'Umbria, 2 gennaio 2009- by Maria Moroni

Alcuni appassionati di softair, conosciuto anche come “guerra simulata” o tiro tattico sportivo“, hanno fondato un anno fa, il 1° Gennaio 2007, l’associazione sportiva  i “Canirabbiosi“  con sede presso il Tiro a Volo di Casco dell’Acqua di Foligno, sede con la quale sono anche gemellati.

A 2 giorni dalla fine dell’anno 2008, in occasione della cena sociale svolta proprio nella sede del Tiro a Volo, tutti i partecipanti hanno avuto il piacere di scambiarsi gli auguri di fine anno con il Presidente della Federazione italiana Tiro a Volo Luciano Rossi, il ministro per la Pubblica Amministrazione e l' Innovazione Renato Brunetta ed il Console greco in Italia Nicola Chrystojannis.

Proprio così, la stretta amicizia che lega il politico folignate ed uomo di sport Luciano Rossi con il Ministro Brunetta ed il Console greco Chrystojannis ha reso possibile questo scambio di auguri. Momento conviviale importante quello vissuto dagli appassionati del softair, una vera e propria attività sportiva di squadra basata sulla simulazione militare. Questa attività, pur rimanendo uno sport,  può essere assimilata anche ad un gioco di ruolo che simula, tramite attrezzature apposite, azioni tattiche e strategiche di combattimento con repliche fedeli di armi da fuoco in ambienti urbani o boschivi, tra fazioni opposte che devono conquistare obiettivi prefissati. Il gioco, come assicura il Presidente dei “Canirabbiosi”,Michele Elia Gnozza, “nonostante l'apparenza, è innocuo e non violento, è vietato qualunque contatto fisico con l'avversario e si basa principalmente sul fair play e sulla correttezza sportiva. E’ uno sport diffuso in tutto il mondo, e anche nella nostra zona è molto praticato. Per gioco partecipiamo a delle vere e proprie missioni che durano dalle 8 alle 48 ore continuate, in territori predefiniti. Oltre ad usufruire gli spazi del tiro a volo di Foligno abbiamo, anche un sito-internet www.canirabbiosi.it dove è possibile vedere tutti i nostri appuntamenti sportivi.”

 

 

 

 

(calcio) BENEFICENZA. I FRATI MANDANO I PUGILI KAPPAO' CON UN GOL DI KOMLA SAGA

Corriere Dell'Umbria, 11 dicembre 2008- by Maria Moroni

 

Sotto un cielo grigio e poco promettente, lo Stadio degli Ulivi di Assisi  ha ospitato  la partita di calcio tra la nazionale italiana pugili e la nazionale religiosi.

I campioni della boxe e quelli della fede  hanno indossato,così, la maglia della solidarietà.

I religiosi, considerati “ i padroni di casa” non potevano che vincere la partita facendo incassare ai pugili, al 25 esimo del 2° tempo, la rete firmata da Don Emanuele Komla Saga.

In questa domenica di fine novembre, risultato a parte, ha sicuramente vinto la solidarietà.

Lo scopo dell’iniziativa è stato quello di reperire fondi, anche attraverso le manifestazioni correlate, per la Carits Diocesana di Assisi. Questo è lo spirito con cui l'ex campione mondiale Gianfranco Rosi ha contribuito a far nascere la squadra.

“Lo sport e la boxe mi hanno dato gloria e notorietà- ha dichiarato Rosi- ed ora mi sento di voler restituire, seppure parzialmente, quanto ricevuto e donarlo ai più bisognosi, proprio attraverso l’attività sportiva. Da sempre, il calcio è la mia seconda passione ed è anche per questo, che, insieme ad altri amici abbiamo costituito una squadra di calcio con il consenso sia della Federazione Pugilistica Italiana sia di molti campioni di oggi che di qualche tempo fa.”

Dalla panchina a tifare la sua squadra c’era anche il Presidente della NIP- Football Marino Cesari. Insieme a lui erano presenti il Presidente della Federazione Pugilistica Italiana Franco Falcinelli, Francesco Damiani, argento alle Olimpiadi di Los Angeles ’84 ed ex campione del Mondo dei pesi massimi, ora responsabile dell’Italia Boxing Team, Nazzareno Mela.

Sotto la guida di mister Franco Vannini, ex uomo-cardine del grande Perugia, aiutato dal  preparatore atletico Romano Becchetti, a difendere i colori della NIP sono scesi in campo: il capitano della squadra Gianfranco Rosi, Maurizio Stecca, i fratelli Massimiliano e Alessandro Duran, Patrizio Sumbu Kalambay, Silvio Branco, Raffaele Bergamasco, Gianmario Grassellini, Franco Cherchi, Andrea Sarritzu e Lorenzo Di Giacomo.

Presenti anche alcuni atleti che hanno partecipato ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 come Roberto Cammarelle, Domenico Valentino ed Alessio Di Savino.

Il portiere e medico coordinatore dello staff sanitario non poteva che essere il perugino Lamberto Boranga.

Mentre la formazione dei religiosi è stata rappresentata da Don Roberto Bigini, Riccardo Ferrini, dall’allenatore Renzo Ulivieri, fra’ Luca Attisani, don Marco Gasparri, fra’ Francesco Botterio, fra’ Pino Gravina, fra’ Diego Entali, Padre Alceo Grazioli, fra’ Edoardo Sturaro, fra Adriano Baldo, fra’ Mirco Mazzolato, fra’ Alessandro Tesei, fra’ Giuseppe Altizii, Padre Carlo Maria Chistolini e Don Giuseppe Benedetti.

(volley) "HO MILITATO IN DIVERSE SQUADRE PRIMA DI SPOLETO". LA MONINI SCOPRE IL GIROVAGO BUCAIONI

Corriere Dell'Umbria, 6 novembre 2008- by Maria Moroni

 

Nella Monini che ha ben iniziato questo campionato di B1, un ruolo importante lo ha avuto sicuramente il palleggiatore perugini Luca Bucaioni. Conosciamolo meglio.

Quando ha iniziato a giocare a pallavolo ?

“Ho iniziato da piccolo, con il Cus Perugia. Poi ho militato in diverse squadre italiane fino ad arrivare nel 2003 in A1 con la RPA Perugia. Ho girato in largo e in lungo l’Italia e poi, eccomi, a Spoleto da titolare palleggiatore.”

Perché ha scelto di praticare questo sport?

“Sono stato sempre attratto dagli sport di squadra. Da bambino mi piaceva l’idea di far parte di un gruppo. Questo, poi, mi ha aiutato nella mia crescita personale.

Ritengo che sia molto formativo ed educativo far parte di una squadra perché impari decisamente a convivere con i più svariato caratteri e modi di vita. Non è sempre facile e quindi devi capire come gestire al meglio le varie situazioni.”

Dopo aver girato molto, come si trova con la Monini  Marconi?

“Bene, è un gruppo decisamente positivo. E poi alcuni ragazzi già li conoscevo”.

Un commento sulla partita contro la Logo Ostia.

“Siamo stati bravi a sopperire alcune carenze a causa della mancanza di due titolari. Ci siamo trovati a testare una squadra nuova”.

Come inquadra la prossima sfida con la Squinzano ?

“Non è una delle più forti squadre pugliesi, ma come sempre bisogna rispettare tutte le squadre e non sottovalutare mai nessun. Nell’ultima partita hanno dato filo da torcere a Gela, squadra che abbiamo sofferto. Vediamo cosa succederà! ”

Com’è la vita da giocatore di volley?

“Splendida, e poi come tutte le situazioni, ognuno di noi la conduce in maniera soggettiva.

In serie A ci possono esser più attenzioni e controlli, ma anche giocare in serie B non è uno scherzo.  Condurre una vita sana è una tua scelta, puoi sempre non essere serio sottovalutando l’importanza del tuo ruolo e condurre, così, una vita non molto consona con quello che stai facendo, ma penso che prima o poi ne pagherai le conseguenze.”

E il futuro?

“Ancora sono giovane e voglio giocare il più possibile, e poi il palleggiatore è un ruolo che non logora molto. Sicuramente mi piacerebbe rimanere nel mondo della volley, anche se ancora non so in quale veste. Altrimenti farò altro”.

 

 

 

(volley) B1 MASCHILE. COACH TARDIOLI:"NON TEMIAMO OSTIA". "SPOLETO E' GIOVANE E CRESCERA' "

Corriere dell'Umbria, 30 ottobre 2008 by Maria Moroni

 

Raccontare la storia della Monini Marconi in poche righe non è cosa facile, considerando che la squadra è nata nel lontano 1968. Possiamo, però, scattare una fotografia di quello che è oggi il team, partendo dai due allenatori, Francesco Tardioli e Roberto Farinelli. Proprio così, una squadra, quella spoletina, guidata da due giovani tecnici.

Il  primo allenatore è Francesco Tardioli, 34 enne spoletino doc, con un passato da agonista e tanta passione per il volley da portarlo a prendere il cartellino da allenatore quando ancora era un giocatore, per poi specializzarsi e poter allenare tutte le categorie.

Quali squadre ha allenato?

“Ho sempre seguito squadre umbre. Dalla stagione 2004-2005 sono arrivato alla Monini, il campionato della promozione dalla B1 alla A2, ero il secondo allenatore di Andrea Radici".

Quali differenze ci sono tra una squadra di seria A2 e B1?

“Il campionato di serie A è aperto anche ai giocatori stranieri. C’è una commistione di diversi modi di affrontare il gioco. Bisogna essere bravi ad unirli tutti.”

Quali sono le sue considerazioni sul campionato dello scorso anno in A2?

“Abbiamo fatto un onesto campionato. Potevamo fare meglio, siamo stati penalizzati da alcune regole di Lega decisamente assurde. Aver allenato una squadra di serie A mi ha dato grandi possibilità di imparare. Importante è non cambiare mai la mentalità della prima della classe.“

Com’è la squadra di quest’anno?

“Abbiamo una squadra detta “di prospettiva“ con ragazzi da impostare ed allenare per crescere sportivamente, l’età media è di 25 anni.”

Come avete preso la sconfitta di Gela?

“Nonostante il risultato dell’ultima partita contro la padrona di casa Gela, sono abbastanza soddisfatto di come abbiamo saputo affrontare una squadra di valore. Qualche nostro giocatore è stato protagonista di una prestazione leggermente sottotono, ma va bene lo stesso."

Quale sarà la prossima avversaria?

“La considero una squadra regolare senza grandi individualità. Anche se è a 2 punti da noi, non la temiamo pur rispettandola. Hanno un buon gioco di squadra.”

Il 2° allenatore della Monini Marconi è il giovanissimo folignate Roberto Farinelli di 24 anni.  

Quando ha iniziato ad allenare?

“Ho preso il cartellino di allievo-allenatore a 17 anni ed ora sto studiando per prendere il cartellino da tecnico di terza.”

Farsi rispettare da giocatori della stessa età o poco più grandi è difficile?

“L’importante è essere umile e cosciente perchè i ragazzi ti vedono sempre dall’alto (non solo per l’altezza) ma anche dal gap di esperienza. Alcuni di loro hanno militato per lungo tempo nella massima serie. Devi lavorare molto per farti rispettare ed apprezzare.“

Che ruolo ha il secondo allenatore?

“Non solo tecnico, ma anche di cuscinetto e da filtro tra la squadra e il primo allenatore. Con il tempo diventi anche il loro confidente, in alcuni casi un amico, senza mai dimenticare  il proprio ruolo.“

Qual è il suo sogno?

“Diventare allenatore professionista, ovvero avere la possibilità di fare il tecnico di professione.“

(boxe dilet) CLEMENTE RUSSO E’ IL PRIMO PUGILE ITALIANO QUALIFICATO ALLE OLIMPIADI DI LONDRA GRAZIE ALLE WORLD SERIES OF BOXING

Mensile Samurai, Ottobre 2011- by Maria Moroni

 

Clemente Russo non è solo un pugile dilettante, ma molto di più: è pluri- campione nel dilettantismo, neo campione della I ed. delle World Series of Boxing (peso massimo, +91 kg), consigliere federale in carica della FPI, personaggio tv e da pochi mesi è anche papà della bellissima Rosy.

Sorridendo si definisce un nomade perché, insieme alla moglie Laura Maddaloni campionessa di judo, vive tra la loro città natale Marcianise (CE), Roma (sede del gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato del quale Russo fa parte), Santa Maria degli Angeli (PG) (sede del centro tecnico nazionale federale e Milano (sede delle World Series of Boxing).

Conosciamo meglio il nostro personaggio

Clemente Russo e… la boxe

Quando è avvenuto il suo incontro con la boxe?

“ Avevo circa 10 anni quando un mio cugino mi portò in una delle tre palestre di boxe di Marcianise: andammo all’ Excelsior boxe del maestro Domenico Brillantino.

In quegli anni ebbi il piacere e la fortuna di essere allenato di tecnici e maestri di boxe di altissimo livello: oltre al maestro Brillantino, c’erano anche Domenico Iodice, Angelo Musone e Giuseppe Foglia.

Da li a poco vinsi il “campionato italiano primi pugni” e subito arrivò la prima convocazione in nazionale (allora il tecnico della giovanile era Valerio Nati) e vinsi la medaglia di bronzo agli europei under 17 anni e non abbandonai più la nazionale.”

Ricorda i primi anni di boxe?

“ Si, ricordo che volevo fare sempre i guanti, non mi affascinava la corsa, il lavoro ai sacchi, ecc volevo solo salire sul ring.

La palestra stessa giocava un ruolo particolare perché ogni volta che si saliva sul ring, simulando un match, regnava un silenzio assoluto: anche i genitori erano presenti ai nostri allenamenti e in quei momenti nessuno parlava. Ogni volta sembrava di disputare un match vero ed ogni volta l’ emozione era fortissima.”

Sono cambiate le emozioni?

“Si, sono diverse: oggi sono anche più profonde, ma riesco a controllarle meglio grazie all’ esperienza acquisita in tutti questi anni di attività.”

Per lei cosa rappresentano le World Series of Boxing?

“ Le World Series of Boxing sono l’innovazione della boxe.

In questi anni molti pugili dilettanti decidono di non passare professionista perchè non c’è un gran guadagno economico limitandosi la possibilità di non provare cosa sia veramente la boxe professionistica.

Le WSB, invece, sono un buon compromesso tra il dilettantismo ed il professionismo perché permette ai pugili dilettanti di combattere senza caschetto e canotta, di provare a combattere in più  riprese perché da 3 si passa a 5 round (per i match individuali) e 7 round (per i match di squadra) rimanendo sempre un dilettante e potendo partecipare così ai Giochi Olimpici.

Il lato positivo c’è anche dal punto di vista economico perché le WSB assicurano un minimo di guadagno a tutti i pugili partecipanti ed un premio ai vincitori.”

Lei è il primo pugile italiano ad essere già qualificato alle Olimpiadi di Londra 2012, cosa prova?

“ Desideravo, ma soprattutto volevo a tutti costi questa qualificazione.

Ho combattuto anche nel periodo di Natale quando generalmente stacco la spina con la boxe per dedicarmi completamente alla mia famiglia.

Sapevo di non riuscire ad essere concentrato ai campionati del Mondo di Baku di fine settembre perché volevo stare più tempo possibile con mia moglie Laura e la nostra piccola Rosy nata da qualche mese e così ho provato il tutto per tutto nel centrare la qualificazione olimpica con le WSB. E ci sono riuscito.”

C’è differenza tra la preparazione per i campionati da dilettante da quella per le Wsb?

“ Per me è molto simile perché non ho cambiato il modo di boxare. Ritengo che le WSB possano migliorare lo stile della boxe dilettantistica: ad esempio si impara a spingere un po’ più i colpi.”

Clemente Russo e…attore e personaggio tv

“ Divertente è stata partecipazione al reality la Talpa e poi è arrivata la possibilità di far parte del cast di un film.

Tatanka è il titolo della pellicola: è il mio soprannome.

E’ stata una bella esperienza molto gratificante. Il ruolo da attore mi è piaciuto e mi sono divertito, ma ora ho altre priorità sportive. Vedremo cosa succederà dopo la boxe!”

Clemente Russo e… consigliere federale

“Nelle ultime elezioni federali, quelle di Chianciano Terme del 2008, sono stato eletto consigliere federale in quota atleti e questo rappresenta un’ altra importante vittoria. Sono la voce dei pugili dilettanti in sede di consiglio federale portando in discussione le problematiche di tutti noi dilettanti.”

Clemente Russo e….diventare papà

"Il 9 agosto 2011 alle ore 14.10 è nata Rosy. E’ la vittoria più grande ed emozionante e posso affermare che finchè non si diventa genitori non si può capire."

Rosy a chi somiglia?

"Anche se in un primo momento possa sembrare io al femminile, guardandola bene assomiglia a quella meraviglia di mia moglie Laura.

Dire che sono felice è poco.”